La psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana tende a cogliere il piano disfunzionale del disagio e ad agire su di esso pragmaticamente al fine di accompagnare la persona verso il proprio cambiamento, privilegiando tutto ciò nei confronti dell’analisi del passato e della ricognizione simbolica della sintomatologia.
Tale approccio valorizza e considera l’inconscio come un “magazzino” nel quale sono state depositate esperienze positive e risorse personali utili ad alleviare il disagio del paziente permettendogli così di sperimentare nuovi modi di sentire, pensare e agire.
Nella psicoterapia ipnotica, l’obiettivo fondamentale è quello di consentire al paziente di riappropriarsi delle sue risorse inconsce sino a rafforzare/riequilibrare il proprio IO. La trance ipnotica, come stato modificato di coscienza, è mezzo attivo e catalizzatore delle risorse possedute dalla mente inconscia del soggetto. La messa in atto di queste potenzialità, così riscoperte dal soggetto, sono da considerarsi come le principali fonti organizzatrici del suo benessere. Inoltre, se consideriamo la nostra realtà essenzialmente come costruzione del nostro cervello, ecco che il fenomeno ipnotico può essere vissuto come una vera percezione della realtà in grado di modificare gli aspetti disfunzionali.
Il terapeuta in questo tipo di approccio è orientato a sostenere il proprio paziente, più che a guidarlo o a suggerirgli eventuali soluzioni, affinché, attraverso il potenziamento delle sue risorse, egli possa dirigersi verso la sua personale soluzione del problema. L’originalità della psicoterapia ipnotica, realizzata comunque mediante il rapporto, l’empatia, il coinvolgimento e la comunicazione verbale e non verbale, sta nel permettere all’individuo ipnotizzato di rievocare la realtà del suo disagio per attingere così alla ricerca degli elementi immagazzinati nel suo inconscio per dargli modo di usarli correttamente realizzando il cambiamento che egli desidera.